Il Rivellino
Vecchio guardiano della città
Siamo nel bel mezzo degli anni sessanta.
Gallipoli ormai non è più la sonnolenta città-bella che si specchia sbadigliando nel suo mare. I giovani non hanno visto l’ultimo conflitto, quelli che l’hanno vissuto vogliono scordarlo in fretta. C’è un nuovo fervore di iniziative in tutti campi, anche nello sport. Ma, fatta eccezione per il calcio, che non ha avuto interruzioni nemmeno durante la guerra (c’è ancora chi ricorda nella squadra i calciatori del comando Marina e il polacco Babula?), gli sports marinari sono solo vecchie foto e manifesti di collezionisti: il nuoto con la Coppa Scarioni, il canottaggio con un gruppo di vogatori di tutto rispetto; la vela poi, era attività di alcuni appassionati su barche fatte con le proprie mani (Gino Franza docet!).
C’è però un gruppo di sub, e di velisti
prestati alla pesca sportiva, che non si rassegna, si dà da fare e fonda un Club che ha però vita breve per alcuni incidenti di percorso propri di quella pericolosa attività (almeno a quei tempi). Ma l’anima della vela che è in loro fa valere i suoi diritti. Altri regatanti frustrati si svegliano per primi (come poi si sveglieranno “vecchi” canottieri e pescatori sportivi). Stanchi di lacrimare al vento (e che vento!) delle mura, vogliono che la tramontana gonfi le vele nell’entusiasmo della bolina. Si riuniscono più volte, e affidano all’indimenticabile notaio Vinci l’atto di nascita del Circolo della Vela di Gallipoli: il suo guidone reca, su fondo blu, il Rivellino, vecchio guardiano della città appollaiato sul mare come un enorme gabbiano.
Il 15 luglio 1965, in casa di amici.
La Sede del Sodalizio è poi l’ex Scuola Marittima, (sotto le mura di tramontana e con “vista” sul porto) e una “dependance” (meglio che baracca no?) in San Giorgio. Alcuni mesi dopo, il 19 febbraio del 1966, senza fare l’anticamera ora di rito, il Circolo è affiliato alla Federazione Italiana Vela (codice 276, tra i primi di Puglia è Molise), e inizia ufficialmente la propria attività sportiva. Regate in “casa” e rocambolesche “trasferte”. Tanta voglia di fare, imparare e trasmettere esperienze e conoscenze. Le prime Scuole di Vela “Olimpia”, i “FJ” con angolo di penna rosso, i “Finn”, i “Star”, i “Tempest”, i “Dinghy”.
In questo fervore di attività nasce l’esigenza di una nuova Sede.
Nessuno si tira indietro. Un contributo “sofferto”, a rate, straordinario e pro-capite.
E il “gioco” è fatto. Altri contributi volontari e… straordinari sono seguiti poi per completare i servizi e le attrezzature. Ce ne vorranno degli altri.
Arrivano poi i “4.70” e i “4.20”, i “Laser”, che spopolano conquistando i giovani, ma anche gli “Optimist”, la barca per i più piccoli neofiti sulla quale possono apprendere l’A-B-C della vela per passare poi su “L’Equipe”.
Il Circolo è animato dai bimbi.
I bimbi, o da passeggeri in fasce sulle comode barche dei genitori, o da spettatori in banchina, sono ormai protagonisti della vita sociale, anche se qualche volta fanno tenerezza imbalsamati nelle tute avanti di due taglie. “Tanto cresceranno in fretta”, è la frase di rito di chi compra scarpe e vestiti per i figli. E il porticciolo si riempie di bianche farfalle: una spintarella, e via! (il genitore che non l’ha data scagli la prima pietra). Tra questo festoso volteggiare s’inseriscono i più grandi con “Comet”, “Surprise” e “J24”, con misurata e indaffarata lentezza. E più d’uno osa uscire senza altro aiuto. Ma ci sono altri gruppi di neofiti, imberbi o con baffi, che sui “Caravell” si apprestano ad uscire in mare. Sono volenterosi ma impacciati, con un occhio all’istruttore e l’altro ai più esperti che sono già per varcare il molo.
Questo è il Circolo, ogni anno, per tutto l’anno.
In seguito le altre “anime” che diedero vita al Circolo ebbero occasione di “risorgere”; furono così istituite le Selezioni Pesca Sportiva e Canottaggio, con le necessarie affiliazioni alle Federazioni Sportive competenti in ambito C.O.N.I.: il 31 agosto 1988 la prima (Codice 120001). Anche qui, per queste attività, ad una partenza in ritardo rispetto alla Vela, sono seguite rimonte entusiasmanti. In pochi anni. Buon sangue non mente! Sacrifici e passione non possono che dare risultati positivi. Ci vuole certamente l’impegno di tutti, non solo dei giovani praticanti.
Il Circolo evidentemente è vivo.
C’è certamente una sorta di predisposizione “genetica” (e qui non è metafora), anche se le condizioni “ambientali”, fatta eccezione per quelle meteorologiche spesso favorevoli, creano qualche difficoltà.
Con punti di riferimento precisi: il C.O.N.I. e le Federazioni Sportive; nella consapevolezza di svolgere, specie tra i giovani, attività formative e promozionali di valenza civile e sociale.